Quello che le donne non dicono (parte 1)

Vive da qualche parte nel mondo una donna, probabilmente molto bella e interessante, e quasi sicuramente realizzata professionalmente. Solo che… ha lo sguardo così affaticato, così triste, ha l’espressione così stanca…

È stanca di tutto, è stanca di portare sulle spalle il peso della vita, ma continua a farlo giorno dopo giorno.

Non ha nessuno su cui contare e la vita glielo conferma ogni giorno.

Da dove è iniziato tutto?

È difficile dirlo. Forse dalla sua nonna che dopo la guerra si è trovata a crescere i figli da sola.

Oppure, da un’altra sua nonna, che ha dovuto tollerare il marito-sempre-ubriaco, perché dopo la guerra ogni uomo valeva “tanto oro quanto pesava”.

O, anche, da sua madre, il cui marito non aveva saputo affrontare la crisi economica e, così la madre aveva dovuto prendere in mano la situazione e provvedere per la famiglia.

Oppure, lei stessa ha deciso di fare a meno di “un marito”, in modo che questa zavorra non condizioni la sua vita.

O, addirittura, ancora prima, dalla bisnonna?..

Non si sa per certo da dove è iniziato tutto. Le opzioni possono essere diverse.

Solo che le conseguenze e le conclusioni erano le stesse:

contare solo su se stessa, essere forte, fare tutto da sola.

[su_heading size=”18″]E, così, cresceva questa ragazza con piena consapevolezza che in questa vita nessuno avrebbe fatto niente per lei, che doveva fare tutto da sola e fidarsi solo di se stessa.[/su_heading]

Vivere così è più sicuro e più semplice, non dovrai né umiliarti, né contare su qualcuno per non subire delusioni.

Questa convinzione le trasmetteva costantemente la madre, in un modo o nell’altro glielo suggeriva il padre, e, in più, gli insegnanti a scuola ogni volta lodandola per ogni progresso, aggiungevano:

“Brava, andrai lontano, riuscirai a fare tutto da sola!”.

In realtà, molto probabilmente, il padre non l’ha mai avuto.

Un padre che la portasse in braccio, la adorasse e la proteggesse.

Non ha visto mai l’atteggiamento premuroso del padre verso la madre. Indipendentemente dal fatto che il padre fosse fisicamente presente o meno.

Tutto il bene che avrebbe potuto ottenere da lui, non l’aveva mai ottenuto per vari motivi. Forse, era sua madre che non glielo permetteva, o, forse, neanche il padre lo voleva tanto…

Fin da bambina ha imparato che bisogna contare solo su se stessi e non chiedere niente a nessuno. 

Era molto più facile fare tutto da sola.

Si otteneva il risultato più sicuro e veloce.

Sì, bisognava impegnarsi di più, ma il risultato era soddisfacente.

Chiedere aiuto significava sempre “umiliarsi”.

Chiedere aiuto significava riconoscere la propria incapacità e la propria inferiorità.

Non solo non avrai alcun aiuto, ma ti ridono anche dietro.

Rispettavano solo coloro che facevano tutto da soli.

È ciò che faceva.

Quando il padre e la madre divorziarono (era inevitabile), divenne la persona più importante nella vita della madre e non aveva il “diritto” di deluderla.

Quando arrivò il primo amore brillava di felicità, sbocciava come un fiore…

E quando uscivano pagava sempre per sé per non sentirsi obbligata.

Successivamente pagava anche per due quando il suo amore “non aveva soldi con lui”.

Gli faceva dei regali meravigliosi (al massimo delle proprie possibilità economiche), e fingeva di non essere dispiaciuta per non aver ricevuto nulla in cambio.

E, naturalmente, cercava sempre di aiutarlo.

Non si aspettava protezione da lui, anzi, spesso era lei a proteggerlo!

E il modo in cui l’aveva tradita dopo un po’, lasciandola per una ragazza più giovane, l’aveva solo rafforzata nel pensiero che non sarebbe dovuto fidarsi di lui.

E, comunque, in generale, non bisogna fidarsi di nessuno per non sentirsi vulnerabile.

Segue…

Life coach Svetlana Rechkova

 

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