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Quando il perdono non guarisce
Hai mai sentito dire che IL PERDONO è la via della guarigione, della libertà, dell’amore e, in generale, di tutto ciò che è bello nella vita?
Scommetto di sì.
“Se perdoni tutti coloro che ti hanno fatto del male, allora sì che sarai felice…”.
Non le importava della felicità…
Lo stava facendo perché sperava di sbarazzarsi del dolore. E voleva solo vivere. E il dolore con la vita erano scarsamente compatibili.
Rita ha iniziato a perdonare i suoi genitori quasi subito dopo aver iniziato il coaching.
Perdonava a lungo. Profondamente. Sinceramente. Di volta in volta sempre in modo più profondo e sincero.
Finalmente è stata in grado di vederli diversamente. Non solo prepotenti, opprimenti, irraggiungibili nella loro “correttezza”, svalutanti e rifiutanti come li ha conosciuti per tutta la vita.
Ha iniziato a vederli confusi, indifesi, insicuri. Due persone che stanno perdendo la sicurezza con ogni nuovo giorno della loro vita insieme, stanno perdendo la salute e la forza fisica. Insieme alla finta autorevolezza gonfiata agli occhi dei loro stessi figli. Ai suoi occhi.
Ha provato a immaginare com’erano da piccoli, con i loro sogni, aspirazioni e speranze d’infanzia. Pensava ai loro percorsi di vita, a cosa avevano dovuto affrontare lungo la strada, quale dolore avevano dovuto superare (o non superare) prima di diventare questa inquietante simbiosi chiamata papà e mamma.
E ha imparato la compassione.
Li ha perdonati completamente. Ha perdonato tutto. Totalmente. Ha perdonato la propria solitudine e disperazione, la propria inutilità e l’abbandono, i propri pensieri suicidi e tentativi falliti di realizzarli.
Ha smesso di tirare fuori dalla memoria tutto ciò che poteva riaprire vecchie ferite. E si è resa conto che hanno smesso di far male. Non c’era più l’ossessione con cui voleva fare giustizia per restituire il dolore a chi l’ha inflitto.
Si è sentita molto meglio. La vita si è riempita di nuovi colori, emozioni ed esperienze.
Solo che la bambina dentro di lei si sentiva tradita. Come se non ci fosse tutto quel dolore e tutto quel terrore. Come se non ci fosse quel buco nero dentro. Come se non fosse mai stata sola e abbandonata. E come se tutto ciò non fosse importante per una nuova vita felice.
La bambina interiore non era d’accordo. Non voleva perdonare. Tutto il suo essere era contrario.
E così Rita improvvisamente si rese conto che non voleva affatto che questa bambina si trovasse di nuovo sull’orlo della disperazione, uno contro uno con il proprio dolore, il senso di abbandono e le crudeli ingiustizie.
E solo quando è riuscita a darsi questo permesso interiore, questo diritto di non perdonare, è stata in grado di avanzare molto nel distacco. È finalmente riuscita a separarsi. E…. perdonare.
E ha imparato l’amore.
Non si aspetta più che un giorno i suoi genitori si rendano conto, capiscano il suo dolore infantile, si assumano la responsabilità di lei e si pentano.
Non si assumeranno mai la responsabilità, non si pentiranno e non capiranno. Semplicemente non sono in grado di farlo. E non erano mai in grado di farlo.
Invece lei sì, è riuscita a farlo. E vuole essere responsabile dei propri errori.
E lei si pente. Ecco perché non chiede perdono a suo figlio adulto. Sarebbe come scaricare la responsabilità.
Dice solo di essere dispiaciuta. Si rammarica che, essendo fisicamente nello stesso spazio con lui, non sia sempre stata vicino quando lui ne aveva così bisogno. Che era egoista, non abbastanza sensibile ai suoi sentimenti e bisogni. Che non gli ha dato quell’esperienza di vicinanza e affetto, che lei stessa ha iniziato a conoscere molti anni dopo la sua nascita. Passo per passo, granello per granello, goccia per goccia.
Se ne pente. Di tutto ciò che gli ha fatto mancare. Di averlo ferito. Di dolore che ha causato alla creatura più cara e amata, mentre era per lui una “madre abbastanza brava”.
E oggi, essendo dall’altra parte del perdono, dice che NON È PIÙ COSÌ IMPORTANTE per lei se suo figlio la perdonerà.
Il perdono è una scelta.
E lei può vivere non perdonata, accettando questa sua scelta. E rispettandolo. E felice di avere questa scelta. E questo è anche il percorso verso la vicinanza. Oggi è così.
Sulla strada del perdono, spesso c’è la MANCANZA DEL DIRITTO DI NON PERDONARE.
Mancanza del diritto di non voler perdonare.
Mancanza di SCELTA.
Ma hai sicuramente una scelta. E puoi farla. Solo che in quel caso sei cattiva, ingrata e crudele. E dovresti vergognarti. E nessuno vorrà essere tuo amico e nemmeno salutarti. E ancora di più, visto che sei così crudele, nessuno ti amerà. Mai. E non vedrai mai la felicità o la salvezza. Perché non sei degna di loro.
Quindi perdona tutti gli stupratori, i sadici e gli assassini. Non volevano fare del male. Non ti hanno voluto fare del male. È andata così. Semplicemente erano profondamente infelici.
È vero: le persone felici non feriscono gli altri. Il dolore lo infliggono persone che sono piene di dolore. Ma sei libera, comprendendole e persino provando compassione per loro, di non voler perdonarle.
Hai il diritto di non voler perdonare tutti coloro che non vuoi perdonare. E, paradossalmente, è anche un percorso verso la vicinanza e l’amore. Potrebbe essere così.
Quando ti permetti di non voler perdonare, diventi più integra. Smetti di rifiutare quella parte di te che non vuole perdonare. E diventi più vicina a te stessa. E quindi, più vicina agli altri. Dopotutto, solo accettando noi stessi, siamo in grado di amare veramente qualcuno.
Ti posso aiutare!
Life coach, personal trainer Dott.ssa Svetlana Rechkova
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